venerdì 26 agosto 2011

HABEMUS VISA

Questo post è davvero di fine Agosto, quel giorno è andata via la luce mentre scrivevo e il post è caduto nel dimenticatoio. Ecco come è finita l'epopea del visa.

Ciao amici, spero stiate tutti bene.
A Kathmandu il monsone "comincia a finire" e oggi il cielo è finalmete azzurro ma potrebbe cominciare a piovere prima che finisca questo post.
Ieri è stata una giornata epocale: HO FINALMETE OTTENUTO IL VISA PER UN ANNO!!!!
Stavo cominciando a preoccuparmi perchè nelle ultime settimane tutto stava rallentando, appuntamenti con ufficiali e segretari rimandati, "forse ti chiederanno 2000 rupie in più"etc etc.
Ieri lo sblocco. Con la pazienza di Giobbe necessaria, ho aspettato ed aspettato che qualcuno al ministero dell'istruzione finisse la sacra pausa del the prima di firmarmi l'ultimo benedetto documento. Ho attraversato la città fino alla nuova sede dell'immigration department che, tanto per facilitare la vita, è stata sapientemente imboscata in c. ai lupi in un posto scomodissimo! Ho varcato la soglia di quell'edificio come se dovessi dare un esame importante all'università. Invece del libretto universitario stringevo il portafoglio con gli ultimi 540 dollari da pagare.
Infatti, con la faccia di tolla che contraddistingue i dipendenti statali, mi è stato detto" non si preoccupi signorina, il suo visto è pronto, manca solo la mia firma che vale 5000 rupie, 50 euro di "bribe", odiosa e famosa parola inglese che significa bustarella . L'avrei uccisa.

Personalmente in Italia non ho mai guadagnato più di 5 euro all'ora, spesso in nero, e odio il pensiero corrente della gente di qui che se sei bianco, sei stupido, pieno di soldi e felice di darli a loro. Ho imparato a mie spese che arrabbiarsi o cercare di ragionare con tali individui è una perdita di tempo e salute quindi l'ho guardata negli occhi, seria e inamovibile, le ho allungato 2500 rupie dicendole di firmami il foglio.
Altra mezz'ora in attesa dell'ultima firma e verbalizzazione, che ovviamente il tipo addetto era in pausa the, e finalmente il visto per un anno era bello stampato sul mio passaporto.
Scendendo le scale con un vago senso di vertigine e la faccia da ebete felice, ho incrociato due ufficiali che, contando una pacchettata di soldi, si salutavano con aria soddisfatta.
L'irritante carrozzone fagocita-soldi del sistema visa va avanti, tutto sommato grazie all'amico Mukesh, me la sono cavata bene. Dribblando le maglie della mafio-burocrazia nepalese ho finalmente la possibilità di restare e, speriamo, creare qualcosa di buono.
Quel quadratino sul passaporto meritava un brindisi in Thamel con Federica, la prima amica italiana venuta a trovarmi in questo altro giro di giostra in Nepal. (Scuse a Tiziano Terzani)